INTRODUZIONE: COME LA GUERRA HA PLASMATO IL RUOLO DELLE DONNE SAHARAWI
Il Sahara occidentale – l’ex-colonia spagnola – è sin dal 1963 nella lista ONU dei territori non autogestiti e rimane uno dei più duraturi, ma in gran parte trascurati, conflitti in Africa, se non addirittura, come alcuni osservatori l’hanno definita, l’ultima colonia africana. La guerra tra Marocco e Mauritania e il Fronte Polisario, il movimento di liberazione che ha guidato la lotta per l’indipendenza del popolo saharawi, è durata dal 1975 al 1991 (la Mauritania si è ritirata nel 1979), e ha fatto sì che un gran numero di rifugiati saharawi vivessero nei campi in Algeria per quasi 44 anni, mentre il resto del popolo saharawi ha continuato a vivere sotto l’occupazione marocchina. Come risposta alla guerra, il Fronte Polisario ha proclamato nel 1975 la Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi (RADS). La RADS è un membro fondatore dell’Unione Africana e ha ambasciate e rappresentanze in più di 80 paesi in tutto il mondo.
L’Unione Nazionale delle Donne Saharawi (in spagnolo: Unión Nacional de Mujeres Saharauis, o UNMS) è l’ala femminile del Fronte Polisario. Fondata nel 1974, comprende gran parte delle donne saharawi che risiedono nei campi profughi saharawi, nei territori occupati del Sahara occidentale e anche le donne saharawi della diaspora. L’ UNMS si batte per l’integrazione politica e sociale delle donne, in particolare per la promozione dell’esperienza delle donne saharawi sui temi della pace e della sicurezza.
Le donne del Sahara Occidentale sono sempre state coinvolte in questioni di pace e sicurezza sia durante la guerra che in tempi di pace. Durante gli anni della guerra, mentre gli uomini combattevano al fronte, le donne saharawi furono lasciate sole nei campi profughi, impegnate al contempo nella lotta per la liberazione e nella costruzione della nuova nazione saharawi. L’UNMS ha svolto un ruolo fondamentale nel mobilitare le donne in vista di un rafforzamento delle strutture e delle piattaforme amministrative, nell’ incoraggiare la loro partecipazione negli organi di governo locali, nella gestione dei campi, nel mantenere la sicurezza e la solidarietà sociale, nel distribuire aiuti alimentari, nell’organizzare la vita sociale, e nel gestire campagne di alfabetizzazione e di formazione delle donne nei settori dell’assistenza sanitaria e dell’insegnamento. Durante tutto questo periodo, e nonostante le difficoltà dell’esilio, le donne saharawi sono state protagoniste di storie che hanno ispirato solidarietà e di armonia sociale. Le donne, per esempio, allattavano i figli delle compagne e cucinavano l’una per l’altra durante i momenti di dolore e di lutto.
“Nel 2018, per la prima volta nella sua storia, il Fronte Polisario ha nominato una donna nel team di negoziatori del Fronte Polisario, composto da cinque membri. Questo è considerato come un passo decisivo verso l’inclusione delle donne saharawi nel processo di pace con il Marocco guidato dall’ONU.”
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LE CONQUISTE DELLE DONNE SAHARAWI IN TEMPO DI PACE E LE SFIDE IN CORSO
A partire dalla fine della guerra nel 1991, e con il ritorno degli uomini nei campi profughi, l’UNMS ha deciso di portare la lotta delle donne ad un altro livello, ossia di combattere per la piena parità delle donne nella politica e nei processi decisionali. È in questo momento che l’UNMS si è fatta paladina dell’Agenda Donne, Pace e Sicurezza (DPS) a livello nazionale. Di conseguenza, la rappresentanza delle donne oggi è molto promettente, in quanto rappresentano il 21% del personale della Segretaria Nazionale del Fronte Polisario, il 34% dell’Assemblea Nazionale, il 100% dei membri delle assemblee locali, l’88% del personale del settore dell’istruzione, il 66% in quello della sanità, il 27% nelle attività per lo sminamento e il 23% nella comunicazione. Inoltre l’UNMS è riuscita, tramite un’attività di lobbying presso la dirigenza del Polisario, a rafforzare la rappresentanza delle donne negli organi decisionali. Nel 2018, per la prima volta nella sua storia, il Fronte Polisario ha nominato una donna nel team di negoziatori del Fronte Polisario, composto da cinque membri. Questo è considerato come un passo decisivo verso l’inclusione delle donne saharawi nel processo di pace con il Marocco guidato dall’ONU.
Le donne saharawi sono coinvolte in tutti gli aspetti della vita sociale e pubblica dei campi, e sono, per esempio, impegnate come agenti di polizia, insegnanti, medici e sminatrici. Sono dunque un punto di riferimento e un modello per le altre donne africane. Tuttavia, questa ricchissima esperienza non è ancora oggetto di un’attenzione adeguata da parte della comunità internazionale che si occpua delle lotte e dei contributi delle donne.
Mentre la frustrazione comincia a diffondersi nei campi profughi tra le fasce più giovani e la sicurezza nel Sahel si deteriora rapidamente, i giovani sono sempre più vulnerabili alla radicalizzazione. Le donne saharawi fanno del loro meglio per dare un buon esempio ai loro figli, trasmettendo i valori della pace e della resistenza non violenta e cercando di evitare che, anche nelle circostanze più difficili, siano presi dalla disperazione. Ispirandosi alla risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’UNMS ha preso l’iniziativa di un dialogo aperto che porta assimee giovani uomini e donne nel tentativo di creare un sano scambio di idee su come ridurre il divario di genere. Allo stesso tempo, ogni anno l’UNMS utilizza la Giornata Internazionale della Pace (il 21 settembre) come occasione per sensibilizzare le donne leader nei campi profughi Saharawi sulla Risoluzione 1325. È un’opportunità per ricordare alle giovani generazioni di donne Saharawi il contributo e i sacrifici delle nostre madri fondatrici.
Anche nel territorio occupato del Sahara Occidentale, dove la vita è molto più difficile a causa del continuo blocco dei media, le donne saharawi hanno potuto far sentire la loro voce attraverso manifestazioni pacifiche e scioperi della fame. La figura più importante che guida le proteste non violente contro il Marocco nelle zone occupate è Aminatou Haidar, un’attivista per i diritti umani che ha recentemente vinto il Right Livelihood Award per la sua azione fermamente non violenta, nonostante la prigionia e la tortura, e l’impegno nel perseguimento della giustizia e dell’autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale. La storia di Aminatou descrive la resistenza delle donne saharawi che sono ancora desiderose di costruire la pace e vogliono vivere in un mondo di giustizia e democrazia.
“Lo straordinario contributo delle donne saharawi nella lotta per la liberazione attraverso la pace e la resilienza può ispirare altre donne e contribuire a infrangere gli stereotipi che circondano le donne rifugiate.”
La risoluzione 1325 spinge tutte le organizzazioni di donne a contribuire ad ampliare le conversazioni sul raggiungimento della pace e della sicurezza nelle rispettive comunità. Nel Sahara Occidentale, l’UNMS ha usato l’Agenda Donne, Pace e Sicurezza come guida per raggiungere una maggiore partecipazione delle donne in aree quali la leadership, la governance, il dialogo e la mediazione. Grazie alla forte rete di alleanze tra donne, l’UNMS utilizza le piattaforme internazionali sulla Risoluzione 1325 per condividere la straordinaria esperienza delle donne saharawi nei campi profughi e nei territori occupati del Sahara Occidentale, cercando di ispirare le donne rifugiate e sfollate in tutto il mondo. L’UNMS sta compiendo sforzi per cambiare la narrazione e le percezioni sulle donne rifugiate, trasformandole da vittime a militanti resilienti e fiduciose, e entusiaste di contribuire alla pace nel mondo.
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CONCLUSIONE: FARE LUCE SUL CONTRIBUTO DELLE DONNE SAHARAWI ALLA PACE
Date le circostanze del conflitto dimenticato nel Sahara Occidentale, l’UNMS ha ancora molte sfide da affrontare per raggiungere la piena integrazione della prospettiva di genere in tutti gli ambiti della vita. Molti sforzi devono ancora essere fatti a livello di leadership del Fronte Polisario per assicurare che le voci delle donne siano ascoltate nell’Assemblea Nazionale saharawi e nelle riunioni di alto livello degli organi decisionali.
La preparazione e l’istituzione di un Piano d’Azione Nazionale su Donne, Pace e Sicurezza è un altro obiettivo ambizioso per l’UNMS, che poer raggiungerlo avrà bisogno di un onesto ed equo riconoscimento da parte delle agenzie delle Nazioni Unite dedicate alle questioni femminili. Le organizzazioni di donne che emergono da territori non sovrani devono essere abbracciate e incluse nelle reti internazionali delle donne. L’UNMS, insieme a molte altre organizzazioni di donne, rappresenta un numero enorme di donne e ha svolto un lavoro straordinario nel suo paese.
Lo straordinario contributo delle donne saharawi nella lotta per la liberazione attraverso la pace e la resilienza può ispirare altre donne e contribuire a infrangere gli stereotipi che circondano le donne rifugiate. Allo stesso tempo, le donne saharawi di tutto il mondo si sentono ancora abbandonate perché le loro storie non sono state raccontate e la comunità internazionale continua a ignorare la loro situazione. Le donne di tutto il mondo hanno bisogno che le loro storie siano ascoltate. Questo è molto importante per costruire un mondo di pace e sicurezza dove l’umanità possa sempre prevalere.
Minetu Larabas Sueidat è il segretario generale dell’Unione Nazionale delle Donne Saharawi (UNMS).