La questione della violenza sessuale e di genere (SGBV) nel conflitto dell’est Ucraina è molto dibattuta. Se i parametri che solitamente accompagnano la SGBV in situazioni di conflitto sono tutti presenti, i casi documentati sono pochi. La missione delle Nazioni Unite sui diritti umani (OHCHR Ukraine) e il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA) svolgono una funzione chiave, l’una per il monitoraggio di casi di violenza sessuale e l’altra per l’assistenza alle sopravvissute dalla violenza, pur tra molte difficoltà. Nell’ultimo rapporto, l’OHCHR ha documentato il caso di tre donne detenute nel maggio 2015 in una città sotto il controllo del governo in regione di Donetsk. Le vittime erano la moglie di un comandante di un gruppo armato e sua figlia. Quest’ultima aveva subito torture ed entrambe erano state minacciate di violenza sessuale.
Gli aneddoti su presunti casi di violenza sessuale, sia nelle zone sotto controllo del governo, sia nelle zone sotto il controllo dei gruppi separatisti (in particolar modo nei centri di detenzione), abbondano ma le testimonianze dirette scarseggiano. Le agenzie internazionali trovano difficoltà ad accertare i fatti e, di conseguenza, il problema della violenza sessuale non riceve l’attenzione necessaria rispetto ad altri casi meglio documentati di violazioni dei diritti umani. Tuttavia, in linea con l’esperienza di altre regioni affette da conflitti, ci sono buone ragioni per credere che la violenza sessuale era poco denunciata prima del conflitto e che il conflitto abbia solo peggiorato la situazione.
Dunque, che cosa impedisce che i casi di violenza sessuale vengano denunciati? Secondo alcuni ricercatori, le donne in Ucraina non vogliono esporsi a causa della cultura che tende ad incolpare la vittima di violenza. La violenza sesuale in Ucraina è spesso vista come una colpa della vittima e pertanto le donne spesso decidono di non denunciare per proteggere la loro privacy, sicurezza e reputazione. Inoltre, le donne sono scoraggiate dall’inadeguatezza delle risposte istituzionali, inclusa l’assistenza medica, il supporto psicosociale e la risposta delle istituzioni demandate a condurre le investigazioni. La situazione è peggiorata a causa del crescente nazionalismo e militarismo innescato dal conflitto che impedisce alle donne di denunciare abusi commessi da, ad esempio, i propri mariti o compagni che tornano a casa dopo aver combattuto nell’est del paese.
Con il conflitto che divampa, la situazione umanitaria in costante peggioramento e il numero di sfollati interni (IDPs) che raggiunge 1,5 milioni secondo l’ufficio dell’Alto Commissario per i Rifugiati (UNHCR), l’attenzione sulla violenza sessuale dovrebbe essere rafforzata. Prima di tutto si dovrebbe promuovere una maggiore consapevolezza sulle dinamiche di genere nel contesto di un conflitto. L’inuguaglianza di genere e gli stereotipi sono profondamente radicati nella società ucraina nonostante il lavoro di molte organizzazioni di donne e l’adozione di normative e politiche sulla parità di genere. Gli stereotipi sui ruoli maschili e femminili sono diventati più radicati a seguito del conflitto e della propaganda nazionalista che dipinge gli uomini come eroi, incoraggia la militarizzazione del maschile e legittima l’uso della forza.
In secondo luogo, gli agenti di polizia dovrebbero ricevere training regolari sulla gestione e investigazione di casi di violenza sessuale e di genere anche per superare il pregiudizio diffuso contro le vittime denunciato da molte donne. L’UNFPA e molte organizzazioni non governative (ONG) hanno cominciato a fornire training per gli agenti di polizia su regolamenti e standard internazionali di risposta alla violenza sessuale, tecniche di comunicazione con le vittime e i responsabili di tali crimini, coordinazione tra le varie agenzie e meccanismi di referral, risposte della polizia inclusa la prevenzione, l’identificazione dei casi, l’investigazione ed il follow-up. Oltretutto, con l’attule riforma del settore della sicurezza e il reclutamento di un largo numero di donne (attualmente 1/4 dell’intero corpo di polizia) ci sono buone speranze che un corpo di polizia più bilanciato sia in grado di gestire meglio tali casi.
In terzo luogo, le ONG posso giocare un ruolo maggiore nel monitorare e documentare casi di SGBV ma hanno bisogno di essere adeguatamente formate per svolgere questa funzione. Alcune organizzazioni che si occupano tradizionalmente di diritti delle donne come il Women’s Information Consultative Center e La Strada stanno già documentando casi di violenza sessuale che hanno avuto luogo nelle zone del conflitto e monitorando l’impatto della smobilitazione dei soldati sula violenza domestica. Molte altre ONG che operano nella zona del conflitto hanno cominicato ad attivarsi sulla questione ma riconoscono di aver bisogno di training specifici e di personale qualificato per svolgere questa funzione in linea con gli standard internazionali.
Infine, il dibattito sull’impatto del conflitto sulle donne, inclusa la violenza sessuale e di genere, dovrebbe essere accompagnato da una discussione sul contributo delle donne al raggiungimento della pace e sulla loro partecipazione nei processi di peacebuilding. La recente adozione del Piano Nazionale d’Azione sulla UNSCR 1325 nel febbraio 2016 rappresenta un primo passo verso l’adozione di un approccio olistico all’agenda di donne, pace e sicurezza,fino ad oggi assente in Ucraina e può spianare la strada per un approccio più completo alla questione della violenza sessuale, incluso l’aspetto dell’accountability per i crimini commessi.