COME PROMUOVERE RELAZIONI POSITIVE TRA GOVERNANTI E CITTADINI IN AFRICA: LEZIONI DA UNA VALUTAZIONE
Molti paesi africani sono a tutt’oggi caratterizzati da dinamiche di contrapposizione tra governanti e organizzazione della società civile (OSC), dovute principalmente alla mancanza di fiducia reciproca e alla debolezza (o mancanza) di un contesto istituzionale di dialogo e collaborazione strutturata. Di conseguenza, è difficile per i rappresentanti del governo e per i leader della società civile lavorare insieme su questioni cruciali e d’interesse reciproco mantenendo l’integrità nei rispettivi ruoli.
In risposta a questa situazione, molte organizzazioni non-governative (ONG) stanno provando a promuovere un approccio collaborativo tra governo e società civile, rendendosi conto che lavorare soltanto su un lato dell’”equazione di governance” non è sufficiente per avere un impatto. Ma che prove ci sono che questo approccio funzioni?
“Storicamente, rapportarsi al governo era caotico e di contrapposizione; avere un approccio “soft” e collaborativo è più efficace. [In questo progetto] è stato lo stesso governo a fornire il luogo [per il forum]! E’ stato il governo a dirci di partecipare, questo è stato un passo avanti da gigante”.
Questo significativo commento è stato raccolto da una rappresentante della società civile in Kenya durante la valutazione finale del progetto di due anni “Promoting Healthy State-Citizen Relations in Africa”, finanziato da USAID and realizzato in Kenya, Nigeria e Tanzania dall’ONG internazionale Search for Common Ground (SFCG).
L’Agenzia per il Peacebuilding (AP) ha recentemente condotto la valutazione finale di questo progetto che ha rivelato che questo impegno può avere un impatto molto positivo nel ridurre i conflitti e migliorare la governance. Il report finale, che è ora interamente disponibile online, mostra punti di forza e sfide del progetto, ma anche, più in generale, del promuovere il dialogo tra governo e società civile in quei paesi.
Nello specifico, il report mostra come, aiutando la società civile a interagire col governo in modo costruttivo su questioni critiche a livello nazionale o regionale, i promotori hanno anticipato la possibilità di creare modelli positivi non solo all’interno dei tre paesi, ma anche tra di essi. Questi risultati sono stati possibili attraverso una combinazione di diversi approcci e attività, come la formazione e il capacity-building, il supporto a iniziative di dialogo e l’accesso a nuove tecnologie, così come attività di condivisione regionale di esperienze sulla governance e sul rapporto cittadini-governanti.
AP ha identificato alcune sfide stimolanti da affrontare in progetti simili in futuro:
- Raggiungere più membri della società civile e più funzionari governativi per creare relazioni durevoli tra loro, specialmente attraverso momenti istituzionali specifici e attività di disseminazione.
- Aumentare l’ownership e il coinvolgimento diretto dei partner locali in tutte le fasi del progetto. Da questo punto di vista, un’organizzazione locale per paese che coordini potrebbe servire per aumentare l’efficacia delle attività di formazione e l’ownership locale.
- Supportare più attività di “follow-on” guidate da ONG. Dove queste iniziative sono state supportate, hanno funzionato molto bene, ma sono state limitate da pochi fondi e tempi stretti. In futuro, iniziative locali che diano continuità e sostenibilità al progetto meritano sicuramente di essere sostenute con più risorse.
Infine, il dialogo società civile-governanti – non ufficiale e strutturato – rimane fondamentale per società sane e per le istituzioni politiche nei tre paesi considerati, e un progetto come quello implementato da SFCG ha un impatto estremamente positivo in questo contesto. Come ha detto un partecipante del governo nigeriano al progetto, “il programma mi ha aperto a più temi, perché sono stato in grado di andare nelle comunità e ascoltare questioni sulle quali di solito le persone stanno in silenzio. Queste informazioni mi hanno fatto capire come programmare, su quali temi focalizzarmi e in quali area c’è davvero bisogno di lavorare”.