Lo scorso settembre, quasi due anni dopo l’adozione della Risoluzione 2250 su Giovani, Pace e Sicurezza da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, 44 giovani esperti si sono riuniti a Bruxelles per partecipare alla Consultazione Regionale Europea, ultima tappa di una serie di sessioni organizzate nel contesto del Progress Study, stabilito dalla risoluzione stessa e volto a monitorare i progressi nell’implementazione del documento internazionale. La scopo della Consultazione era quello di sostenere interventi concreti per favorire una maggior partecipazione dei giovani nel consolidamento della pace e della sicurezza in Europa. I partecipanti, di età compresa fra i 15 ed i 30 anni, sono stati selezionati sulla base del loro precedente impegno sui temi cardine della Risoluzione 2250 e, durante i due giorni della Consultazione, si sono confrontati sul ruolo fondamentale che i giovani già hanno, ma che ancor più potrebbero avere nel prevenire e trasformare i conflitti nel contesto Europeo.
Il report, pubblicato a seguito della Consultazione, ha posto in evidenza tutte le attività nelle quali i giovani attivisti europei sono già da tempo impegnati, le sfide che si trovano quotidianamente ad affrontare e le priorità per sostenere il loro impegno nella costruzione di una pace sostenibile e diffusa in tutta Europa. Il report include anche una serie di raccomandazioni che toccano vari ambiti collegati al ruolo dei giovani nella creazione di una società più pacifica ed inclusiva: dall’impatto dei cambiamenti climatici sulla sicurezza all’elaborazione di politiche sensibili all’inclusione di genere, da un nuovo modo di concepire l’imprenditorialità fino alla creazione di una Green Card per i giovani rifugiati. Le raccomandazioni dimostrano con estrema chiarezza che i giovani hanno una visione ampia ed onnicomprensiva di ciò che significa “pace”. La pace, per loro, è un traguardo complesso che va ben aldilà della semplice assenza di guerra: è una condizione di sicurezza estesa, inclusiva ed umana.
Molte delle raccomandazioni si focalizzano sull’importanza della partecipazione dei giovani. I giovani rappresentanti sottolineano in particolar modo la necessità di istituire un network giovanile Europeo strutturato su più livelli. Questo network dovrebbe creare un collegamento tra le sfere politiche e le organizzazioni giovanili impegnate nei temi della pace e della sicurezza ed essere in grado di influenzare i governi locali, nazionali e le istituzioni europee. Bisognerebbe infatti riconoscere ai giovani un ruolo istituzionalizzato e strutturato nella vita politica e civile così come in tutti i processi democratici, andando ben oltre una loro limitata presenza nelle discussioni sulle politiche giovanili e nei gruppi di lavoro a loro dedicati. Sarebbe anche opportuno istituire dei consigli consultivi sul tema dei giovani, la pace e la sicurezza con lo scopo di assicurare una partecipazione davvero significativa dei più giovani nei processi di pace, nei gruppi di mediazione e di analisi del conflitto. I giovani esperti hanno anche sottolineato la necessità di ripensare a linee di finanziamento semplificate ma strutturate, adatte ai giovani e rivolte ad attività nell’ambito della pace e della sicurezza. Questi finanziamenti, una volta introdotti nei budget nazionali, potrebbero assicurare una maggior sostenibilità ai progetti dei giovani così come al loro impatto sulla società.
Un’altro aspetto chiave evidenziato dagli esperti durante la consultazione è il riconoscimento dell’impatto dei giovani nel sostenere la pace e prevenire ogni forma di violenza. Il report pubblicato dopo la Consultazione incoraggia a mappare le organizzazioni, raccogliere e sistematicamente diffondere i dati relativi alle attività dei giovani nell’ambito nella pace e della sicurezza. Una compilazione quantitativa e basata su dati concreti porterebbe infatti visibilità al lavoro dei giovani sui temi della Risoluzione 2250. Diffondere queste informazioni potrebbe anche contribuire a rendere più inclusivi i dibattiti sulle politiche di pace, sfidando le narrazioni negative e stereotipate sui giovani e favorendo, in questo modo, una loro maggior partecipazione.
Il report richiama poi l’attenzione sull’importanza di un’educazione interattiva ed inclusiva, capace di creare una cultura di pace e rispetto. I giovani esperti sottolineano l’impatto positivo delle metodologie di educazione non-formale nel peacebuilding, ma ritengono anche che debbano essere sviluppati toolkit per l’educazione alla pace, la trasformazione dei conflitti e la mediazione, utilizzabili dagli insegnanti presso gli istituti di educazione formale. A questo riguardo, il report della consultazione enfatizza il rischio di una ripercussione negativa del sistema di educazione statale, in particolar modo nei paesi Balcanici dove i programmi scolastici continuano a trasmettere percezioni distorte e pericolose sui gruppi in conflitto. Gli esperti ribadiscono dunque che bisognerebbe fornire agli studenti strumenti per sviluppare il loro senso critico e per maturare un’ alfabetizzazione mediatica che li renda in grado di analizzare eventi passati e presenti, tenendo conto delle varie prospettive.
La consultazione regionale Europea ha costituito un passo avanti nel dibattito internazionale sul ruolo dei giovani nel prevenire la violenza e costruire la pace. C’è, tuttavia, un margine di miglioramento. Parlando con alcuni partecipanti, emerge, per esempio, una certa mancanza di diversità nell’estrazione sociale dei rappresentanti. Nonostante le varie età e nazionalità, i giovani selezionati facevano tutti parte di una sorta di “elite dell’attivismo per la pace”, abituati a frequentare workshop, conferenze e gruppi d’alto livello. La voce di quei giovani lavoratori impegnati sul campo è andata in qualche modo persa. Un altro elemento contraddittorio è stato lo scontro tra l’impeto d’innovazione da una parte e la necessità, dall’altra, di essere riconosciuti come un gruppo funzionale al pre-esistente sistema della politica degli “adulti”. Secondo una delle partecipanti, le sessioni sono state una sorta di ibrido tra il desiderio di pensare fuori dagli schemi e la necessità di agire comunque nel sistema esistente. La consultazione ha dunque mostrato un incerto equilibrio fra rivoluzione ed assimilazione e questo è certamente un tema sul quale i giovani attivisti ed esperti dovranno riflettere.
Nel suo complesso, la consultazione Europea sulla Risoluzione 2250 ha contribuito ad accrescere la visibilità degli sforzi troppo spesso nascosti dei giovani impegnati a costruire una società più pacifica ed inclusiva all’interno dei confini dell’Europa. Il gruppo di attivisti ed esperti lì riuniti ha sviluppato obiettivi e proposte concrete volte all’implementazione della Risoluzione 2250 a livello nazionale e regionale, richiedendo a gran voce che si definiscano degli indicatori per monitorarne il progresso e dei meccanismi per valutarne l’impatto. L’incontro di Bruxelles potrebbe inoltre contribuire a creare un’alleanza di giovani esperti di pace e sicurezza, una rete in continua espansione che includa anche le voci così spesso non ascoltate dei giovani impegnati a costruire la pace alle radici. In aggiunta, la consultazione potrebbe potenziare gli attori già esistenti, per esempio l’United Network of Young Peacebuilders (UNOY Peacebuilders), uno dei co-organizzatori della Consultazione, un network globale che collega più di 80 organizzazioni giovanili in 50 paesi, impegnato a rafforzare le azioni di peacebuilding guidate da giovani di tutto il mondo. La consultazione può dunque essere considerata un traguardo nella sensibilizzazione sul diritto dei giovani di essere riconosciuti come partecipanti chiave nei processi di pace ad ogni livello.